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Non solo ciò sarebbe dovuto ad un calo delle nascite, ma anche ad un aumento delle aspettative di vita, che ha raggiunto gli 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne.
Ecco cosa contiene questo articolo:
1.Non ci sono più gli anziani di una volta
2. Fattori protettivi e di rischio della transizione all’età anziana
3. Affrontare l’invecchiamento in modo attivo
Convenzionalmente in passato venivano considerate anziane tutte le persone con età superiore ai 65 anni. Ma, come abbiamo detto, l’età media è aumentata, creando un gruppo molto eterogeneo di anziani, e il termine “anziano” è diventato vago. I ricercatori hanno cercato di categorizzare gli anziani a seconda della tipologia del loro ruolo nella società (in un continuum attivo-passivo). In particolare abbiamo:
-i “vecchi giovani” (65-74 anni)
-gli “adulti vecchi” (75-84 anni)
-i “vecchi” (85-95)
-i “grandi vecchi” (oltre i 95 anni)
Questa divisione tiene in considerazione più fattori, dinamici ed in evoluzione, che delineano un quadro sull’invecchiamento concepito come una transizione, con molteplici eventi che divengono marcatori di passaggio da una categoria all'altra (pensionamento, diventare nonni, vedovanza ecc.).
Per rischio intendiamo il rapporto che esiste tra adeguatezza/inadeguatezza tra i mezzi e le risorse di cui ciascuno dispone e le sfide, ovvero le difficoltà, gli eventi critici che l’ambiente sociale ci lancia. Quali sono secondo gli esperti i maggiori rischi che possono colpire la transizione di passaggio all’età anziana?
-Percepire le tappe dell’invecchiamento (per es. pensionamento) solo come una perdita, perdendo la prospettiva di ciò che si guadagna
-Non reinvestire su nuovi valori (dalla produttività alla famiglia per es.)
-Non socializzare con conseguente progressiva scomparsa di relazioni significative
Per prevenire tali fattori di rischio è necessario che vi sia, nell’accompagnamento dell’anziano ad un invecchiamento all’insegna della salute psicologica, una progettualità (futuro) che sia saldata con la storia passata (radici familiari e relazioni amicali), che consenta una ri-organizzazione della propria vita.
L’invecchiamento può dunque essere letto come una vera e propria transizione familiare, in quanto spesso coinvolge almeno due generazioni (figli e nipoti), che si trovano a partecipare attivamente accompagnando questo passaggio. Tenendo in considerazione i fattori di rischio e di prevenzione di cui abbiamo parlato, quali modalità offre oggi la ricerca a cui possiamo fare riferimento per accompagnare al meglio questa transizione?
A tal proposito, tra i vari contributi, ci viene in aiuto Paul Baltes, psicologo tedesco che dedicò numerosi anni alla ricerca sulla psicologia dell’invecchiamento attivo. Sarebbe possibile affrontare le perdite legate all'invecchiamento utilizzando quelle che l’autore chiama “risorse e riserve”. Le risorse possono essere intaccate dall’invecchiamento (per esempio invecchiando peggiora la nostra memoria a breve termine, ma quella a lungo termine rimane per lo più intatta), mentre le riserve sono tutte quelle capacità, nozioni e competenze apprese durante l’arco della vita e che potrebbero essere messe a disposizione durante l’invecchiamento. Da un lato è quindi necessario preservare attraverso la riabilitazione tutte le risorse cognitive, dall’altro mettere in gioco le proprie riserve. Ma come? Baltes sintetizza tre procedure di aggiustamento e compensazione che debbono avvenire perché vi sia invecchiamento attivo:
SELEZIONA: Meglio poche attività, ma buone, a cui dedicarsi con maggiore impegno (per es. orto, cucina ecc.)
OTTIMIZZA: Cercare di affrontare i compiti quotidiani in modo da fare economia di risorse, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo (per es. impara ad usare lo smartphone, che facilita la comunicazione e la socialità con gli altri, il reperimento di informazioni, la condivisione di foto o video)
COMPENSA: Se non si riescono più a fare le stesse cose, cambiare gli obiettivi o la strategia con cui raggiungerli (per es. non riesco più a farmi la doccia in piedi da solo, mi lavo seduto utilizzando gli appositi ausili)
È importante intendere l’invecchiamento come un “processo di cambiamento”, e non come status in cui la persona si ritrova in posizione passiva. Il supporto della rete familiare e sociale in quest’ottica risultano fondamentali elementi di prevenzione del malessere psicologico e di promozione della salute psicofisica dell’anziano.
Bibliografia:
Baltes, P. B., & Smith, J. (2003). New frontiers in the future of aging: From successful aging of the young old to the dilemmas of the fourth age. Gerontology, 49, 123-135.
Baltes, P. B., Freund, A. M., & Li, S. (2005). The psychological science of human aging. In M. L. Johnson (Ed.), The Cambridge handbook of age and aging (pp. 47–71). New York: Cambridge University Press.
ISTAT, Rapporto Annuale 2018, La situazione del paese
Rossi, G., Bramanti, D., “La famiglia come intreccio di relazioni. La prospettiva sociologica”. Vita e Pensiero, 2012
Zambianchi, M., Ricci Bitti, P.E. (2012), Invecchiamento positivo. Roma: Carocci editore.
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